Il Principe d’Elboeuf cominciò a cavare il teatro di Ercolano nell’aprile del 1710. Grazie alle notizie raccolte cinquant’anni dopo da Francesco La Vega tra gli operai che avevano lavorato per il Principe, sappiamo che un tal marmoraio, tornando un giorno da Torre del Greco dove era stato a lavorare, passando per S. Caterina a Resina, notò dei ragazzi che giocavano con dei marmi antichi e scoprì che ve ne era un montone.
Avendo ottenuto i marmi da Ambrogio Nocerino, il contadino che li aveva trovati, detto Enzechetta, li trasportò a Napoli con 7 o forse 8 animali da soma e ne fece altari in varie cappelle. In tal modo si fece ricco, poiché in quel tempo erano in molto prezzo tali pietre.
Il marmoraio fu proposto al Principe d’Elboeuf, che stava fabbricando una splendida villa al Granatello di Portici, e poiché tal Signore era un Uomo molto affabile, gli disse cosa gli pareva, come lo soleva fare con tutti, di questo palazzo: il marmoraio gli rispose che era una bella cosa, ma che lo avrebbe potuto adornare ancor meglio con le pietre bellissime cavate dal pozzo di Resina.
Fu così che il Principe cominciò lo scavo di quello che si sarebbe rivelato uno dei monumenti pubblici più importanti dell’antica città romana, sepolta dell’eruzione del 79 d.C.