Forse qualcuno di noi non lo avrebbe mai immaginato o almeno avrebbe preferito non accadesse mai, eppure un periodo come quello che stiamo vivendo, ci porta a pensare che il nostro amatissimo-odiatissimo telefono è l’unica finestra che ci permette di rimanere in CONTATTO, almeno virtuale, con le persone care e il mondo che ci circonda e che senza di esso saremo persi.

Ma se pensate che questa del telefono sia un’ossessione tutta dei nostri giorni, ad esclusivo appannaggio di influencer che diffondono la propria popolarità ai millennial attraverso i loro blog, vi sbagliate di grosso.

In realtà il telefono, il suo utilizzo e l’ossessione che da esso ne deriva, è stato argomento di accesa discussione fin dalla sua invenzione. Molteplici sono stati gli scrittori che dal 1876 in poi hanno versatofiumi di inchiostro prima, e consumato le loro tastiere poi, raccontando “Favole al telefono”, come Gianni Rodari nel 1962, o narrando alcune fantasiose vicende che avrebbero portato a “La concessione del telefono” come Andrea Camilleri nel 1998. E se a molti è noto che anche la musica leggera si è lasciata ispirare dal curioso strumento di trasmissione della voce, dettando a Maurizio Costanzo il testo di “Se telefonando” sulle note di Ennio Morricone nel 1966, forse meno conosciuto è il ruolo del telefono nell’OPERA LIRICA.

Ebbene sì! Il telefono è spesso oggetto di scenanelle ambientazioni novecentesche delle opere liriche, ma è Gian Carlo Menotti, nel 1947, a dare al telefono addirittura il ruolo di protagonista. Pensare che Gian Carlo Menotti abbia scritto The telephone or L’amour à trois agli albori della comunicazione telefonica e ipotizzare cosa avrebbe potuto inserire o modificare oggi, alla luce delle nuove invenzioni e dei più recenti accadimenti, ci fa capire quanto attuale rimanga il tema della comunicazione e del “contatto” attraverso i “mezzi” a discapito, molto spesso, di quello fisico. 

In The Telephone or L’amour à trois, che andò in scena per la prima rappresentazione allo Heckscher Theater di New York, Gian Carlo Menotti(Cadegliano Varese, 7 luglio 1911 - Montecarlo il 1° febbraio 2007) presenta una garbata satira di uno dei piccoli vizi del nostro tempo: la logorrea telefonica. L’idea di una coppia messa in crisi da un terzo incomodo come il telefono, è quanto di più attuale si possa immaginare.

Esplicativo fin dal titolo, in The Telephone or L’amour à trois i personaggi in scena sono tre: Lucy (soprano), Ben (baritono) e il Telefono (telefono)…… (!)

Lucyè donna dai mille interessi e dalle numerose conoscenze ed amicizie (vere o presunte), sempre indaffarata ad organizzare incontri, partecipare ad eventi, pronta a controbattere ad accuse e a difendere la propria reputazione e a costruire la sua immagine pubblica: una vera e propria Chiara Ferragni ante litteram insomma……

Ben, fidanzato di Lucy, (o forse devoto follower potremmo dire) è un marinaio in imminente procinto di imbarcarsi. Egli ha qualcosa di veramente importante da dire ma non può far altro che cercare, fallendo sistematicamente, di inserirsi tra la sua amata e il mondo al di là del telefono.Durante le numerose telefonate, che si susseguono come ‘pezzi chiusi’ lungo una spassosa trama, si sente solo la voce di Lucy, e il telefono diventa, appunto, un vero e proprio personaggio della commedia che emette arpeggi pianistici quando si compone il numero, fino ad assomigliare ad un bambino che chiama aiuto quando Ben gli si avvicina per tagliarne il filo. Le tre telefonate più lunghe sono trattate come arie, in stile neoclassico o alla maniera drammatica italiana a seconda dello stato d'animo. Nella musica di Menotti vi sono reminiscenze di Musorgskij, Stravinskij, Puccini e Debussy: rielabora lo stile classico nel recitativo esi concentra sulla musica per ottenere forti effetti drammatici. Un’orchestra sempre molto presente e vivace accompagna, in un contesto quasi interamente tonale, gli slanci melodici della protagonista, tipici dello stile di Menotti.

In quest’opera, il soprano affronta arie che ricordano quelle dello Stravinskij neoclassico: di coloratura, quando parla con Margaret, quando invece si confida con Pamela, canta accompagnata da arpeggi di un romantico clarinetto, terminando con un valzerino politonale ricco di accattivanti intervalli di terza e di sesta nel duetto con il baritono. Il povero baritono, deve accontentarsi di balbettii frammentari: i suoi discorsi hanno la forma di recitativi. Gli viene affidata un’unica aria elegiaca durante la quale consola l’amata offesa da George, ma anche nella sua ‘dichiarazione telefonica’ è sopraffatto dall’esuberanza vocale di Lucy.

Ma cosa avrà di così importante Ben da dire a Lucy? E soprattutto, riuscirà il poveretto a dirle quello che diurgente ha da dirle prima di imbarcarsi?

Sperando di avervi incuriosito abbastanza riguardo a questo gioiellino dell’opera lirica moderna, vi invito ad ascoltare questa incisione della BBC Concert Orchestra https://www.youtube.com/watch?v=JaujpAjA_Wo e a dare uno sguardo agli scatti che mi ritraggono durante una recente mess’in scena di quest’opera.