Il COVID-19 ci tiene reclusi in casa per evitare l’ulteriore diffusione del virus, e ci costringe a una calma forzata, nonché a un momento di riflessione profonda sulla direzione che aveva preso la specie umana negli ultimi decenni, prima che si fermasse tutto.
Se da un lato le ultime generazioni hanno lavorato per poterci fornire tutte le comodità tecnologiche finora possibili, dall’altro hanno permesso ai più grandi gruppi finanziari della Terra il controllo del potere di indirizzare l’evoluzione delle tecnologie, sfruttando talvolta gli istinti primordiali e le debolezze degli esseri umani.
Il mondo era diventato una trottola impazzita che non sapeva bene da che parte girare, rischiando di danneggiare se stessa se l’inclinazione fosse troppo fuori dal baricentro di rotazione.
Qualcosa è quindi sfuggito; forse l’eccesso di inquinamento, il lento ma inesorabile piegarsi delle giornate, l’una sull’altra, che ci ha reso, in gran parte, incuranti dei veri bisogni e delle necessità dell’anima. Siamo rimasti in superficie per gran parte del tempo, spesso ingannati o incapaci di distinguere fake-news da notizie affidabili, distratti dal raggiungimento del successo e da tante altre frivolezze che ci hanno avvelenato il cervello per anni.
Ora che siamo tutti costretti in casa, possiamo a questo punto riflettere su quanto abbiamo trascurato, su tutto ciò che abbiamo rimandato per “mancanza di tempo”, su come e cosa possiamo pensare di migliorare nel futuro. Usciremo davvero cambiati nel profondo da questo periodo di riflessione? O avremo soltanto un po’ di paura in più di mettere il naso fuori casa e stringere le mani a sconosciuti? Lasciamoci con questo spunto di riflessione.