Percorrere le vie del mondo, sostenuti da una sana voglia di conoscenza e senza pregiudizi, porta ad imbattersi in una serie infinita di usi e curiosità del tutto sconosciuti e talvolta inimmaginabili per i costumi della comunità di partenza del viaggiatore.
Qui, raccogliendo ricordi ed appunti di una lunga esperienza, si cercherà di darne un saggio.
La bevanda tipica del Marocco è il tè alla menta, conosciuto come il tè nel deserto. Non tutti però conoscono il rituale che lo accompagna. Una volta preparato, attraverso una lunga decantazione, deve essere versato a cascata in minuscoli bicchierini di vetro senza manici provocando necessariamente la schiuma perché il tè senza la schiuma è come un berbero senza il turbante. Il bicchierino, diventato rovente, non può essere maneggiato subito ed è molto sconveniente impugnarlo con una protezione o soffiare per raffreddarne il contenuto. L’attesa che si raffreddi il primo bicchierino serve per i convenevoli di rito e lo scambio di notizie sui rispettivi familiari. Bevuto il primo, se ne riempie un secondo con le stesse modalità e tempo di attesa, utilizzato questa volta per il passaggio di informazioni da un’oasi del deserto all’altra con particolare riferimento anche alla sicurezza della via carovaniera ed ai mercati che si possono incontrare. Ma il rito prevede il riempimento di un terzo bicchierino, destinato questa volta ad accompagnare esclusivamente la conclusione di affari e di matrimoni soprattutto ad Imilchil dove si celebra ogni anno la festa (moussem) degli innamorati.
Invece una bevanda tipica del Messico è il Mexcal, liquore ottenuto dalla distillazione della pianta di agave sisaliana (quella da cui si ricavano le fibre per le gomene delle navi) e prodotto soprattutto nello Stato di Oaxaca. Per aromatizzarlo viene depositata in ogni bottiglia una larva di insetto cioè un verme. Quando si versa nel bicchiere l’ultimo goccio della bottiglia, vi cade anche il verme. Il machismo messicano impone all’uomo di ingoiare tutto d’un fiato il liquore ed il verme. Sempre in Messico, ma nello stato del Chiapas ed in particolare a S. Juan Chamula, è vietato fotografare l’esterno e l’interno della chiesa. Chi trasgredisce viene fermato da vigilantes locali armati di bastone, portato dal capo villaggio e sanzionato col pagamento di una cassa di coca cola, molto gradita perché, provocando eruttazioni, consente di espellere gli spiriti del male.
Le eruttazioni, tanto più se reiterate e fragorose, durante o dopo il pasto, sono molto gradite anche nei Paesi islamici, se provenienti da chi sia stato ospitato in casa di parenti o amici, come segno tangibile di aver apprezzato le pietanze. I Paesi islamici sono l’Università del commercio. Nei loro bazar e nei suk nessun oggetto in esposizione è corredato dal prezzo perché nessuna cosa ha un prezzo, ma questo non è altro che l’incontro tra il bisogno del venditore di cedere l’oggetto e il desiderio dell’acquirente di comprarlo. Il prezzo di partenza della trattativa viene comunicato solo a richiesta e nessun venditore si scandalizza o si offende se la controparte propone un prezzo enormemente inferiore. Spesso la trattativa, soprattutto per gli oggetti più costosi, viene intervallata da consumazioni di bevande e datteri e può anche non concludersi senza alcun risentimento, ma, se il venditore accetta il prezzo proposto dall’acquirente, diventa impossibile per quest’ultimo sottrarsi all’acquisto con scuse che non sarebbero giammai accettate né tampoco offrire un prezzo inferiore.
Trattative più o meno analoghe si svolgono anche nei mercati orientali, ma in Thailandia c’è l’usanza, dopo la prima vendita della giornata, di benedire tutti gli altri oggetti in esposizione toccandoli, con gesti beneauguranti, con le banconote ricavate dal primo affare. La Thailandia è un coacervo di usanze e credenze tipiche. Davanti ad ogni edificio viene posizionato, prima ancora che inizi la costruzione, un tempietto, detto casa degli spiriti, dove dovranno trovare alloggio e cibo le divinità sloggiate da quel luogo. Toccare e accarezzare la testa di un bambino è cosa riprovevole perché la testa è la sede del suo spirito. Le donne dell’etnia Karen (pron. Karian), ai confini con la Birmania, usano incidere ed allungare il lobo dell’orecchio inserendovi un bottone auricolare per farlo somigliare all’orecchio del Budda. Le donne della stessa tribù sottogruppo Padong usano invece, dall’età di 5 anni, apporre pesanti anelli di ottone intorno al collo per abbassare le spalle, schiacciare la mandibola ed allungare gli spazi intervertebrali al fine di assumere il classico profilo della giraffa. In coincidenza con il plenilunio di novembre si celebra la festa del Loi Kratong durante la quale si affidano ai fiumi cestini di foglie di banano con una candela accesa come segno di gratitudine e di rispetto per l’acqua monsonica ricevuta nella stagione appena terminata.
Nella vicina India non si annuisce muovendo il capo dall’alto in basso, ma da destra a sinistra come se fosse, per gli occidentali, una negazione. I Sadhu sono caratteristici personaggi indiani, asceti ed eremiti vagabondi, dediti alla meditazione, che non tagliano mai i capelli, si cospargono il corpo di cenere, usano teschi come ciotole, si cibano solo di latte e fumano hashish e marjuana, che aiutano a liberare l’animo dalle passioni terrene e ad annullare i desideri. Il matrimonio induista non si celebra davanti ad un’autorità religiosa o civile (l’induismo non ha caste sacerdotali), ma lo sposo attende la sposa che procede, a capo chino, alla testa del corteo che l’accompagna e quando i due sono uno di fronte all’altra si gettano al collo una corona di fiori. Anche la cerimonia della cremazione segue un preciso rituale: il cadavere viene fatto girare tre volte intorno alla pira in senso orario poi, una volta deposto, il parente più prossimo gli versa sul volto un po’ di acqua (meglio se del Gange) in segno di riconciliazione e di una nuova vita. Poi accende uno stoppino posto in bocca al cadavere. A quel punto intervengono gli addetti al rito, appartenenti alla casta degli intoccabili, che lo coprono con paglia e danno fuoco ai quattro angoli della pira.
In Cina i defunti si commemorano il 2 aprile bruciando per le strade pezzi di carta; in Russia non è gradita la richiesta di sapere dov’è il bagno, il quale, in caso di bisogno, va cercato in silenzio e con pazienza; negli Stati Uniti invece la porta del bagno si deve lasciare aperta dopo l’uso per segnalare che esso è libero in quanto è mal visto il comportamento di chi bussa alla porta di un bagno occupato o cerca di aprirla. Sempre negli Stati Uniti non è atto di galanteria dare la precedenza ad una donna nell’oltrepassare una porta, ma occorre precederla e tenerle la porta aperta.
In Israele, per i cittadini ortodossi, nelle giornate del sabato, in cui è vietato tenere certi comportamenti, esistono ascensori con porte automatiche e che funzionano ininterrottamente senza bisogno di azionare la pulsantiera e addirittura elettrodomestici che si accendono e spengono a ciclo continuo perché in quel giorno è vietato accendere fuochi e quindi anche attivare apparecchi elettrici schiacciando un pulsante. E nel periodo della Pasqua gli stessi cittadini si muovono rigorosamente a passo di marcia o di corsa rivivendo la fuga dall’Egitto e non si vende pane lievitato.
In Bolivia invece si vendono feti di lama che scacciano il malocchio, così come il maiale pasciuto attrae ricchezza o la pecora aiuta a risolvere tutte le dispute mentre cane e gatto che litigano sono un buon augurio affinché una donna abbandonata ritrovi il marito perduto. In Peru’, sull’isola di Taquile nel lago Titicaca, gli uomini camminano incessantemente lavorando all’uncinetto policromi cappellini di lana di alpaca con i copri orecchi (chullos). Il “Quipu” invece è una barra di legno alla quale si appendono corde con una pluralità di nodi in varie sequenze ed altezze ideato a suo tempo, in mancanza della scrittura alfabetica, per registrare date, numeri ed eventi. In Australia gli aborigeni dell’outback, dopo il decesso di un congiunto, invece di esporre la sua foto, usano coprirla dovunque si trovi e considerano sacrilego arrampicarsi sul monolite di Uluru.
In Norvegia, nei ristoranti del Finmark, i Sami (quelli che noi chiamiamo lapponi, ma il termine è dispregiativo) consumano i pasti tutti insieme ed insieme ai turisti intorno ad un unico tavolo. In Grecia, nei ristoranti, dopo aver consumato il pasto, è gradita la rottura dei piatti (spesso puliti e già predisposti all’ingresso) come segno di apprezzamento per la cucina.
In Romania si usa leggere l’oroscopo dell’ospite rovesciando sul piattino il fondo di una tazza di caffè alla turca. In Spagna non è sconveniente anzi è molto praticato nei bar gettare i tovagliolini sporchi sul pavimento. In Argentina, nelle milongas, sale da ballo dedicate al tango, i cavalieri, seduti da un lato, invitano a ballare le dame, sedute sul lato opposto e non precedentemente conosciute, con un semplice e quasi impercettibile (ma ben compreso) cenno del capo e, al termine di ogni giro di ballo, prima di tornare ciascuno al suo posto, danno loro un bacino sulla guancia.
In Senegal il “Teranga” è un termine onnicomprensivo di accoglienza, rispetto, attenzione e piacere di ospitare esteso alla famiglia allargata; i “Griot” sono cantastorie che conservano la tradizione orale degli antenati ed allietano gli eventi importanti mentre le “Cauri” sono grosse conchiglie a forma di chicco di caffè, usate dai veggenti per predire il futuro.
In Papua Nuova Guinea è molto in uso pagare un prezzo alla famiglia della donna scelta in sposa, la quale pertanto non deve portare alcuna dote, ma arricchisce la famiglia di origine diventando però in cambio proprietà del marito. In caso di adulterio scoperto e denunciato, il marito viene convocato in Tribunale dove deve pagare alla moglie tradita un risarcimento. Ben diversa e caratteristica è invece la situazione inversa. In caso di adulterio della donna, soprattutto nei villaggi della foresta, il marito tradito raccoglie tutti i suoi beni (attrezzi, animali da cortile ecc.), li carica su un carretto e li porta in dono all’uomo con il quale la moglie lo ha tradito. Costui non può rifiutare il dono ma, pena l’espulsione dal villaggio, ha l’obbligo, secondo l’usanza locale, di ricambiare il doppio per cui il marito tradito di regola si arricchisce del doppio del suo patrimonio a meno che il rivale in amore non preferisca una morte quasi certa, non potendo sopravvivere nella foresta da solo al di fuori del villaggio ed essendo esposto alle aggressioni, anche a fine di cannibalismo, degli appartenenti alle tribù limitrofe, spesso in guerra con quella di provenienza del fuggiasco.
Paese che vai usanza che trovi, ma spesso le usanze altrui ci fanno apprezzare di più le nostre.