Sul Piave i nostri nonni tracciarono la linea di demarcazione di una resistenza eroica contro le forze austro-ungariche. Una linea che ha rappresentato nella “Grande Guerra” il vallo inviolabile dove si sacrificò un esercito di giovani italiani senza distinzione di razza o dialetto.
Anche allora tutto sembrava perduto e il popolo delle scrivanie, degli imboscati e dei politici cercò una causa, una giustificazione strumentale a una disfatta mentre i soldati consumati da secoli di trincea, fame, freddo e colpi di mortaio morivano trasudando il colore rosso dei grappoli di uva matura, orgogliosi di dare la vita e costruire un’Italia diversa. Un sogno che rimase chiuso nel cassetto della speranza, una virtù che illude gli ultimi della terra.
La storia è fatta di corsi e ricorsi. Lo aveva capito, secoli prima, il filosofo e giurista Giovan Battista Vico. E don Bastiano, personaggio nella leggenda popolare del Marchese del Grillo offrendo la “capoccia” alla mannaia del boia parla a un popolo servile che non conta un “cazzo”. Lo ammonisce perché ci sarà sempre chi crederà di essere “Napoleone: il padrone della terra” o un boia assassino e onnipotente nel “credere di essere il padrone della morte”. Don Bastiano non era un profeta ma un uomo consapevole del pericolo che corre un popolo in crisi e lusingato. E venne il tempo della Risiera di San Saba, dei genocidi, delle foibe e delle doline che trasudano, ancora oggi, gli umori dei morti. Anche allora la parola magica fu “Resistere” e apparvero i Padri costituenti.
Nell’anno 2019 in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, di fronte a un pubblico di magistrati, avvocati, uomini della cultura e politici risuonarono nel silenzio generale le parole del Procuratore della Repubblica Francesco Saverio Borrelli recentemente deceduto“…ai guasti di un pericoloso sgretolamento della volontà generale, al naufragio della coscienza civica Resistere… Resistere… Resistere…”.
Eravamo immersi in un trentennio difficile per l’Italia caratterizzato da una forte corruzione morale, da un assalto armato alle istituzioni, da cospirazioni, dalla violenza della malavita organizzata. Un senso di precarietà e paura aveva condizionato profondamente la vita sociale del bel paese. In rapida sequenza comparve chi mise in pericolo l’unità della nazione, Il patto generazionale sancito sulle sponde del Piave. E ancora una volta il popolo saggio fece quadrato e superò anni di piombo.
Sono troppi i demoni che abitano nella nostra storia… Siamo, ora, di fronte a un pericolo subdolo. Una pandemia che rischia di mettere in ginocchio la nostra Italia. Ma “gli Italiani sono gente tenace che è abituata ad affrontare tutto con perseveranza…” scrisse nel suo diario di guerra Rudyard Kipling e, aggiungo sono capaci nel tempo opportuno di “Resistere…Resistere…Resistere”.