Poesia pubblicata nell’Antologia degli Artisti - Edizioni Movimento Salvemini - 2020.
Smarrito lo sguardo
a questa livida primavera.
L’alibi della morte è la vita.
Non percorrere spazi con nessuno.
Neppure tra le ombre della navata
nella corsa cieca.
Lancia i passi oltre il mare,
oltre la collina
che si specchia da millenni
come saraceno dormiente.
Scomporre il cammino
in giorni e giorni?
Ti apparterranno.
Ora il silenzio addita
il tempo del calendario
ignaro di dolce vento.
Grida dentro
all’invisibile “dannato profano”.
Apre inverno nuvolo
pioggia di croci
alle porte del camposanto.
Che vuoi TU,
RESPIRO DIVINO,
scavar nell’anima
lievito di riflessione?
I morti sono stanchi,
stanchi di dormire
con occhi di pupattola laccati
in ombra di soffitta
senza la veglia degli addii.
Dopo l’apnea panta rei
tutto nasce e muore muore e nasce
fiore vento tristezza speranza,
e… via, anche uomo.
Potrò dire me la cavo
non dissolvo i volti dei miei amori.
Dal balcone sorrido
come fosse il primo sorriso del mondo.
In solitudine di fiori
mi arrampico,
filo d’erba,
a voli di vita,
dopo giorni indefiniti
cosi lunghi dentro una speranza.
Hanno riaperto verginità dell’essere
sminuita da uomini sciocchi:
chi vende il male per cieca ignoranza,
chi vende guerra “anime prave”.
Un chiarore galleggia appena:
acqua rami uccelli non più violati,
il senso di conquista “stare con” ….
il pianto è specchio
dove prendono forma i sogni.
Chissà se, mondo, raccoglierai pensieri
diventati cielo.